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Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell'Abruzzo e del Molise

2 Giugno 1946: Abruzzo e Abruzzesi protagonisti nella costituzione della Repubblica

In occasione della Festa della Repubblica, la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Abruzzo e del Molise partecipa all’iniziativa proposta dalla DG-A con una riflessione sull’elezione per la Costituente e il referendum istituzionale del 1946 in Abruzzo, seguita da un approfondimento su due personalità del territorio, entrambe elette nella Costituente e distintesi per il contributo dato alla Repubblica: Filomena Delli Castelli e Vincenzo Rivera.

Referendum

Nel referendum del 2 giugno 1946 in Abruzzo votarono 648.932 cittadini per una percentuale pari al 87,6% degli aventi diritto; le bianche e le nulle arrivarono a quota 36.930, pari al 5,6% dei votanti. Le schede bianche in particolare furono 23.498, ossia il 3,6% dei votanti. I voti per la Repubblica furono 286.291, ossia il 46,8%; per la Monarchia 325.701, cioè il 53,2%. Come sappiamo, a livello nazionale la percentuale della Repubblica toccò il 54,27% e quella relativa alla Monarchia il 45,73%. L’Abruzzo si poneva come una regione di transizione tra Nord e Sud: il voto per la Repubblica arrivava al 34,6%, mentre la Monarchia si attestava sul 65,4%.

Se le province e i comuni di L’Aquila e Chieti votarono per la Monarchia, nella sempre più popolosa, dinamica e “moderna” città di Pescara il consenso per la Repubblica fu più ampio. Nel comune di Teramo città si registrò una assoluta parità, mentre in provincia si affermò la Repubblica.

I partiti di sinistra avevano pubblicamente condotto la campagna referendaria a favore della Repubblica, mentre la Dc, pur avendo votato per l’opzione repubblicana, anche in Abruzzo, aveva lasciato libertà di coscienza ai propri elettori. L’Unione democratica indipendente, di tendenze nittiane, si orientava per l’appoggio alla Monarchia; l’Unione democratica nazionale, vicina alle posizioni di Bonomi, lasciava libertà di scelta ai propri elettori.

Costituente

Nel voto per la Costituente, la Dc si affermò come primo partito con il 45,2%, mentre seguivano il Pci con il 23,7% e il Psiup con il 13,1%, il Pri con il 5% e l’Uq con il 3,7%. I partiti del notabilato liberale, Unione democratica e Unione indipendente, raccolsero rispettivamente il 2,6% (ossia 450 voti) e l’1%. Oltre al buon risultato ottenuto dal Psiup, dal Pci e dal Pri, il notevole successo della Dc in regione.

Tab. 1. Voto referendario in regione e nelle 4 province

 

VOTANTI

BIANCHE E NULLE

REPUBBLICA

MONARCHIA

Regione Abruzzo

648.932

36.940

286.291

325.701

87,6%

5,7%

46,8%

53,2%

Provincia di L’Aquila

193.330

12.232

84.611

96.487

86,5%

6,3%

46,8%

53,2%

Provincia di Chieti

202.862

11.257

71.995

119.610

88,8%

5,5%

37,6%

62,4%

Provincia di Pescara

119.950

5.760

64.090

49.300

87,2%

4,8%

56,5%

43,5%

Provincia di Teramo

133.590

7.691

65.595

60.304

87,6%

5,7%

52,1%

47,9%


Tab. 2. Voto nelle città capoluogo di provincia

CITTÀ CAPOLUOGO DI PROVINCIA

VOTANTI

BIANCHE E NULLE

REPUBBLICA

MONARCHIA

Pescara

33.281

1.167

17.424

14.690

83,3%

3,5%

54,3%

45,7%

L’Aquila

30.369

1.932

13.281

15.156

81,3%

6,3%

46,7%

53,3%

Chieti

18.939

718

3.973

14.248

85,2%

3,8%

21,8%

78,2%

Teramo

18.623

801

8.914

8.908

86,6%

4,3%

50,02%

49,98%

Totale

 

 

43.692

53.003

 

 

45,1%

54,9%


Tab. 3. Voto alla Costituente. Abruzzo e le quattro province

 

ABRUZZO

AQUILA

PROVINCIA

PESCARA PROVINCIA

TERAMO PROVINCIA

CHIETI

PROVINCIA

Dc (7 seggi)

252.672

81.055

36.663

50.899

84.055

43,3%

46,7%

33,7%

42,4%

46,2%

Psiup (2 seggi)

77.637

22.328

21.282

20.775

13.252

13,3%

12,8%

19,5%

17,3%

7,2%

Pci (1 seggio)

67.003

23.203

16.569

17.561

9.670

11,5%

13,3%

15,2%

14,6%

5,3%

Pri (1 seggio)

48.378

11.133

10.095

8.277

18.873

8,3%

6,4%

9,2%

6,9%

10,3%

Udn (1 seggio)

34.436

10.414

5.948

5.959

12.115

5,9%

6%

5,4%

4,9%

6,6%

Uq

28.869

8.591

7.419

4.707

6.152

4,6%

4,9%

6,8%

3,9%

6,3%

Un. ind.

24.266

1.309

860

900

21.197

4,1%

0,7%

0,7%

0,7%

11,6%

Pd’A

19.549

5.827

4.456

3.447

5.819

2,3%

3,3%

4,1%

2,8%

3,2%

Centro

43,3%

46,7%

33,7%

42,4%

46,2%

Sinistre

35,4%

35,8%

48%

41,6%

26,1%

Destre

14,6%

11,6%

12,9%

9,5%

21,5%

Altri

5,7%

5,9%

5,4%

6,5%

6,2%


FONTE

Tabelle 1, 2, 3: “2 giugno. Nascita, storia e memorie della Repubblica - 3. Geografie del voto e istituzioni”, a cura di Tito Forcellese . Viella, 2020.

 

 

FILOMENA DELLI CASTELLI

Nel cuore dell'Abruzzo, tra le colline di Città Sant'Angelo in provincia di Pescara, nasce Filomena Delli Castelli, conosciuta affettuosamente come Memena e intraprende un cammino di studio e impegno sociale che la porta a diventare una delle 21 donne elette all'Assemblea Costituente nel 1946, un evento storico che segnò l'ingresso delle donne nella vita politica italiana.

Istruzione e impegno civile e politico

Filomena Delli Castelli nasce il 28 settembre 1916. Cresciuta dalla madre a seguito dell’emigrazione del padre in America, concilia sin da giovane studio, lavoro e impegno politico. Dopo il diploma magistrale, frequenta la facoltà di Lettere a Milano, lavorando al contempo come insegnante di scuola elementare e frequentando l’Azione Cattolica, di cui diventa segretaria regionale, e la Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), dove matura il suo antifascismo [1].

Nel 1940, dopo essersi laureata a pieni voti, rientra in Abruzzo, prende parte alla Resistenza come crocerossina e con un’intensa attività clandestina, occupandosi dei profughi giunti in massa nella provincia di Pescara. Aderisce inoltre al primo nucleo della Democrazia cristiana abruzzese, assumendo l’incarico di segretaria provinciale per la sezione femminile, finchè le sue doti organizzative e comunicative attirano l’attenzione di Mario Cingolani, esponente di spicco della direzione nazionale della DC, le chiede di trasferirsi a Roma per seguire il Movimento femminile del partito a livello nazionale. Angela Maria Guidi, moglie di Cingolani, individua in lei una candidata all’Assemblea Costituente: dopo una intensa campagna elettorale in Abruzzo, viene eletta a soli trent’anni con 27.000 voti di preferenza, divenendo una delle nove democristiane tra le ventuno madri costituenti.

La partecipazione delle donne abruzzesi è stata molto sentita. Le donne accorrevano a sentire i discorsi della Delli Castelli ed esponevano le lenzuola più belle, i tappeti o le coperte ricamate ai balconi.

Dice Delli Castelli: “Ad un mio comizio venne Alcide De Gasperi e lo presentammo a Pescara, arrivarono perciò da Roma 5/6 macchine, i manifesti, e noi offrivamo la nostra ospitalità gratuita...” “...dopo la guerra per le donne in Abruzzo era molto difficile cimentarsi in politica, io ero più “disinvolta” in quanto ero stata a Milano [...] invece la realtà abruzzese dopo la guerra si presentava come un deserto, solo povertà ed arretratezza, niente”. [2]

Attenzione alle donne e ai più deboli

Nell'Assemblea Costituente, Memena si distinse per il suo impegno a favore dei diritti delle donne, della famiglia e dell'educazione. La sua azione politica si caratterizzò per un linguaggio diretto e concreto, lontano dalle polemiche, sempre attento alle reali necessità della gente

Nella seduta plenaria del 22 maggio 1947, insieme a Federici, Cingolani, Noce, Jotti, Nicotra, Gotelli, Gallico Spano, Titomanlio, Mattei, Montagnana presenta un ordine del giorno per chiedere che fosse accettata la formulazione “Tutti i cittadini di ambo i sessi possono accedere agli uffici pubblici in condizione di eguaglianza”, ottenendone l’approvazione.

Grazie al forte impegno verso le condizioni delle donne e di tutte le fasce deboli schiacciate dal peso della guerra nel Paese, viene eletta alla Camera dei Deputati nel 1948. Qui fa parte della Commissione speciale per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sul teatro e sulla cinematografia e della Commissione speciale per la ratifica dei decreti legislativi emanati nel periodo della Costituente.

È tra i firmatari della proposta di legge sulla concessione di un mutuo garantito dallo Stato al comune di Pescara, per il risanamento dei quartieri popolari, la costruzioni di strade, mercati coperti e sedi per scuole elementari e medie.

Insegnamento, cinema e TV

E’ tra le firmatarie della proposta di provvidenze a favore del teatro e del cortometraggio cinematografico nazionale, per combattere gli abusi e le speculazioni in atto da parte dei noleggiatori e degli esercenti e garantire un equo guadagno ai realizzatori dei cortometraggi.

Si proclama inoltre favorevole all’insegnamento della cinematografia nelle scuole come valido supporto all’insegnamento e firma il progetto di legge per istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri “il Comitato nazionale per la cinematografia per i ragazzi” per promuoverne lo sviluppo e la diffusione tra il popolo.

Diventa consigliera comunale e poi sindaca di Montesilvano, nel 1951 e 1955; nello stesso anno viene anche ripescata alla Camera, alle cui elezioni aveva concorso nuovamente nel 1953.  

Ritiratasi dalla politica rimane a Roma, dove riceve un incarico all’Istituto Luce. Nominata funzionaria della Rai, si occupa della Tv dei ragazzi fino al 1975 e come dirigente RAI, ha contribuito in modo preponderante alla realizzazione del noto programma educativo di quegli anni "Non è mai troppo tardi", con il maestro Alberto Manzi.

La memoria

Torna poi a Pescara, dove morirà il 22 dicembre 2010, all’età di novantaquattro anni.
Oggi, la sua memoria è custodita in vari luoghi: nel 2019, il ponte sul fiume Saline tra Montesilvano e Città Sant'Angelo è stato intitolato a suo nome; nel 2021, a Giulianova, le è stata dedicata una strada.

Filomena Delli Castelli rimane un simbolo di impegno civico, di lotta per i diritti e di speranza per una società più giusta e inclusiva.

[2] Trascrizione dell’intervista a Filomena Delli Castelli, da Cinzia Maria ROSSI, Filomena Delli Castelli, Una donna abruzzese alla Costituente e al Parlamento, 2013, edizione elettronica


FONTI

Fotografie: Archivio privato Antonio Delli Castelli, Manifesti elettorali per la Costituente a Pescara, in basso i manifesti di Delli Castelli

Citazioni tratte dalla trascrizione dell’intervista a Filomena Delli Castelli, da Cinzia Maria ROSSI, Filomena Delli Castelli, Una donna abruzzese alla Costituente e al Parlamento, 2013, edizione elettronica.

Archivio storico del Comune di Montesilvano, Registro Delibere del Consiglio comunale.

 

 

VINCENZO RIVERA

Uno dei protagonisti abruzzesi del 2 giugno 1946 è Vincenzo Rivera, politico e agronomo, eletto all'Assemblea Costituente nelle file della Democrazia Cristiana.

Il suo contributo fu importante nel promuovere principi di equità sociale e sviluppo economico nel testo costituzionale, sostenendo la centralità del lavoro e della dignità umana, in linea con i valori della DC e del cattolicesimo sociale.

Nascita e impegno politico

Nasce all’Aquila il 6 Aprile del 1890, penultimo dei figli del duca Francesco Rivera e della marchesa Margherita Del Bufalo della Valle. Nel 1913, all’età di 23 anni, si laurea in scienze naturali presso la Regia Università di Roma, dove inizia la sua carriera scientifica.

La fervente attività intellettuale presto si lega all’impegno politico. Infatti, dopo la prima guerra mondiale, a cui prende parte come ufficiale di artiglieria, comincia a militare nel Partito popolare, la nuova formazione di Luigi Sturzo. Dirige il Popolo d’Abruzzo e si candida alle elezioni politiche del 1921 e del 1924, ma senza riuscire a essere eletto. Rifiutando l’scrizione al Partito nazionale fascista ed essendo tra i firmatari de il Manifesto degli intellettuali antifascisti (1925), entra in collisione politica con il regime, pagandone un elevato prezzo in termini professionali: non ottiene la cattedra di fisiologia vegetale presso la facoltà di scienze dell’Università di Roma e decade dalla carica di presidente della commissione censuaria provinciale dell’Aquila. Ripiega dunque dapprima sulla facoltà di medicina di Bari, dove diventa il primo direttore dell’Istituto di botanica, per poi passare alla facoltà di agraria di Perugia, dove fonda l’Istituto di patologia vegetale.

L'attività scientifica

La possibilità di crescita dell’agricoltura, in special modo nel Mezzogiorno, occupa una parte considerevole delle sue ricerche, le quali rilevano come la ‘questione meridionale’ sia legata principalmente alle peculiarità fisiche e ambientali del Sud. In risposta alle misure varate dal regime e a quella parte di accademici schierati a favore dell’autarchia granaria, pubblica i frutti dei suoi studi ne Il problema agronomico nel Mezzogiorno d’Italia, Battaglie per il grano e Oro di Puglia, ribadendo come occorresse ridurre, piuttosto che aumentare, in particolare nelle zone aride, la superficie coltivata a grano, cereale da lui definito “la coltura della miseria e dello spopolamento”. Importante è l’attenzione riservata all’allevamento e alle secolari forme di utilizzo della montagna come la storica transumanza ovina.

La Costituente

Terminata la seconda guerra mondiale Rivera torna al ruolo di professore presso l’Università di Roma, dove ottiene la cattedra di botanica. Viene posto alla direzione dell’Istituto e orto botanico e viene riammesso al CNR. Fa parte dei Comitati di liberazione dell’Aquila e di Roma e viene eletto dapprima deputato della Democrazia cristiana alla Costituente e poi in Parlamento alle elezioni del 1946, dove svolge il suo lavoro presso la commissione Agricoltura e Foreste. Rivera contribuisce ai lavori della Costituente con particolare attenzione ai temi legati all’agricoltura, al mondo rurale e allo sviluppo delle zone interne, riflettendo la sua formazione e il suo impegno per il miglioramento delle condizioni di vita dei contadini e piccoli proprietari terrieri. In seguito a forti contrasti con il suo partito, si dimette dalla Dc nel 1953 e resta fuori dal Parlamento fino al 1958, quando vien eletto come indipendente nel Partito monarchico che, nella sua città, raggiunge il 19,2%.

L'amore per L'Aquila e l'ambiente

Costante è il suo impegno per mantenere l’Aquila capoluogo di regione e renderla un importante centro culturale, realizzando quindi importanti istituzioni scientifiche come Campo Imperatore, l’Osservatorio astronomico di alta montagna, il Giardino alpino, l’Istituto di ricerche della flora di altitudine, e, non di ultima importanza, l’università aquilana e diversi corsi di laurea (l’Istituto superiore di magistero fondato nel 1952, trasformato in Istituto universitario di magistero negli anni 1956-57).

Conservatore e liberista, continua a battersi per la tutela ambientale, denunciando il degrado dei pascoli e dei boschi e l’uso eccessivo di sostanze chimiche in agricoltura, fino alla sua morte, avvenuta nel 1967, lasciando un’eredità complessa, segnata dall’intreccio indissolubile tra scienza, politica e passione civile.

FONTI

A. De Matteis, Un 'realista meridionale': Vincenzo Rivera tra agronomia e politica, Pisa 2006.

 

In collaborazione con l'Archivio di Stato Dell'Aquila che ci ha fornito i documenti d'archivio su Vincenzo Rivera e in collaborazione con l'Archivio di Stato di Pescara per i documenti d'archivio su Filomena Delli Castelli.



Ultimo aggiornamento: 30/05/2025